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06/09/2013
Lettera aperta al commissario straordinario del Parco dei Castelli Romani Sandro Caracci

Lettera aperta al commissario straordinario del Parco  dei Castelli Romani Sandro Caracci


Nel presentarle le nostre congratulazioni per la sua nomina a Commissario straordinario del Parco dei Castelli Romani, vorremmo sottolineare alcuni aspetti che ci sembrano importanti. Avremmo voluto parlarne direttamente con lei in un’intervista, ma non ha risposto al nostro invito, quindi le inviamo questa “lettera aperta”, in attesa di una sua disponibilità.


La precedente gestione commissariale si è rivelata un’esperienza fortemente negativa. L’attività del Parco, anche in termini di fruizione, è stata completamente assente. Dopo un periodo precedente caratterizzato da vivacità e brillantezza il Parco è tornato così nel più oscuro anonimato. Ma forse era proprio questo l’obiettivo che la precedente gestione del Parco intendeva perseguire, considerando i tentativi, fortunatamente abortiti, di restringerne i confini.

La sua nomina è coincisa con una ripresa dell’attività di fruizione del Parco e questo, sommato ai contenuti delle dichiarazioni che lei ha rilasciato alla stampa, lasciano sperare in una nuova e diversa stagione.
Ci rendiamo conto che i problemi sono tanti, legati soprattutto agli interessi di lobby potenti a cominciare dal quelle legate all’edilizia. Abbiamo letto anche alcune proposte che vengono dai sindaci dei Comuni del Parco, che reclamano la diretta gestione dell’Ente. Questa non sembra proprio una soluzione, considerando che le maggiori responsabilità della pessima gestione territoriale siano proprio da attribuirsi alla scelte dei sindaci dei Castelli, che negli anni hanno determinato una sproporzionata urbanizzazione e una scarsa attenzione alle prerogative dell’ambiente. Non dimentichiamo poi il fatto che i sindaci hanno già gestito direttamente il Parco per una decina d’anni, fino al 1997, e che furono sostituiti da un Commissario ad Acta proprio perché non riuscivano ad adottare il Piano di Assetto.

C’è necessità che l’Ambiente, le Risorse Naturali, la Biodiversità, la Tutela, abbiano qualcuno capace di rappresentarli. Gli strumenti normativi ci sono tutti, anche se negli ultimi anni, non sappiamo se per insipienza o qualcosa di peggio, le prerogative e i poteri del Parco non sono stati applicati fino in fondo.

Ci riferiamo per esempio a tre sentenze del Consiglio di Stato (3516, 3517 e 3518, tutte del 2012) che riguardano ricorsi vinti specificamente dal Parco dei Castelli Romani. In generale, queste sentenze assegnano ai parchi un ruolo fondamentale, per non dire prevalente, nella pianificazione territoriale delle aree protette. Si afferma infatti che un Piano di Assetto – anche solo adottato – si applica immediatamente, con i suoi contenuti normativi e regolamentari. Altro elemento: un Piano di Assetto può superare le norme dei Piani Paesistici. I Parchi sono infatti considerati detentori di superiori prerogative ambientali.

Una rivoluzione che dovrebbe destare dall’assopimento amministrativo coloro che puntano sull’oblio dei contenuti dei Piani (spesso dimenticati nei cassetti, come quello dei Castelli), per non applicare quello che in genere è considerato il fastidioso primato della tutela ambientale nella pianificazione territoriale. Una tutela che, sempre più, considera l’ambiente allargato ai suoi contesti storici e culturali.

Un altro pronunciamento, questa volta del Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio, sul ricorso 10615 del 2008, andato a sentenza nel 2013, stabilisce la “insindacabilità” delle valutazioni del Parco nel rilascio delle autorizzazioni, e ne stabilisce la discrezionalità tecnica (se non irragionevole e discriminatoria). I giudici stabiliscono, inoltre, che i giudizi tecnici del Parco possono superare i Piani Territoriali Regionali. Insomma, si riconosce al Parco un potere molto forte, già scritto nelle leggi, ma spesso scarsamente esercitato.

I vertici del Parco ne sanno qualcosa di queste sentenze? E se sì, perché non le applicano? Noi condividiamo i suoi auspici di vedere “approvato” definitivamente – da parte della Regione Lazio – il Piano di Assetto nel 2014, quando l’Ente compirà trent’anni dall’istituzione, ma anche un Piano del Parco semplicemente “adottato”, secondo i giudici deve essere applicato. Non c’è bisogno quindi di stare ad aspettare messianiche approvazioni dalla Regione Lazio.

Un’ultima osservazione: ci sembra che l’azione di vigilanza e controllo del territorio, da parte dei Guardiaparco, sia a dir poco inefficace. Troppo spesso, specie nel periodo primaverile ed estivo, nei luoghi più frequentati – Tuscolo, Vivaro, lago di Castel Gandolfo, si nota da un lato l’eccessivo proliferare di fuochi accesi sui prati e nelle immediate vicinanze di boschi e dall’altro l’assoluta assenza di qualsiasi forma di controllo dei guardiaparco. È pur vero che con la sola repressione non si potranno mai modificare comportamenti ed abitudini incivili, ma un minimo di vigilanza e di dissuasione sarebbe auspicabile. Ultimamente il nostro periodico, insieme ad altre associazioni, ha presentato un esposto anche al Servizio Vigilanza del Parco relativo alla realizzazione di una piscina presso il Tuscolo, nella stessa proprietà di quell’intervento di Piano di Utilizzazione Agricola (PUA) che tanto scalpore e polemiche ha suscitato nell’opinione pubblica. Non essersi accorti che a Tuscolo, in un luogo visibile perfino dalla stessa sede del Parco, si stava realizzando una piscina è già di per sé piuttosto grave, ma che poi dopo un esposto non si verifichi (non ci è arrivata alcuna risposta) se l’opera sia o meno stata autorizzata dal Parco, è addirittura omissivo di un preciso dovere d’ufficio. Sono questi i comportamenti che alimentano irritazione e sfiducia da parte dei cittadini.

Se condivide queste osservazioni, vorremmo sperare che, in qualità di Commissario Straordinario, voglia far sentire tutto il peso della sua carica.
Un cordiale saluto


Volentieri pubblichiamo da (Il Segno Grottaferrata)

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