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31/05/2016
CLOUD conferma l'importanza dei raggi cosmici nelal formazione delle nuvole

Il clima del nostro pianeta in epoca preindustriale potrebbe essere stato più  nuvoloso di quanto pensassimo, almeno secondo gli esiti dell’esperimento CLOUD eseguito al CERN e risultato nella pubblicazione di due articoli su Nature.

CLOUD (The Cosmics Leaving Outdoor Droplets) ha mostrato che il vapore organico emesso dagli alberi, produce una grande quantità di aerosol in atmosfera se vi è un basso contenuto di acido solforico, quest’ultimo prodotto in parte dalla combustione di carburanti fossili.

In precedenza, si pensava che l’acido solforico fosse fondamentale per iniziare la formazione di queste particelle di aerosol, ma oggi, grazie a questa nuova ricerca, sappiamo che il cosiddetto vapore biogenico è la chiave per l’accrescimento di queste particelle che possono arrivare fino a dimensioni sufficienti per generare nuvole.

“Questi risultati sono i più importanti ricavati finora dall’esperimento CLOUD al CERN”, ha detto il portavoce ufficiale dell’esperimento CLOUD, Jasper Kirby. “Quando la nucleazione e la crescita di particelle biogeniche pure verrà inclusa nei modelli climatici, questo dovrebbe acuire la nostra comprensione sull’impatto delle attività umane nella nuvolosità e nel clima.”

Il noto e famigerato IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) considera l’incremento degli aerosol e delle nuvole dai tempi preindustriali come una delle più grandi fonti di incertezza nel cambiamento climatico. L’esperimento CLOUD è stato progettato per ridurre questa incertezza.

CLOUD ha anche scoperto che gli ioni che formano i raggi cosmici galattici, aumentano fortemente il tasso di produzione di particelle biogeniche pure, fino ad un fattore che va da 10 a 100 volte rispetto alle particelle non cariche. Questo suggerisce che i raggi cosmici possano aver giocato un ruolo importantissimo nella formazione degli aerosol e delle nuvole soprattutto in epoca preindustriale quando non vi era inquinamento.

Un sole in quiete riduce la propria magnetosfera e permette a più raggi cosmici di arrivare sulla Terra, aumentando il potenziale di creare più nuvole e di conseguenza il raffreddamento globale. Questo potrebbe essere il meccanismo che ha innescato le precedenti piccole ere glaciali.

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